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Catene e network: modelli di aggregazione della farmacia italiana

A cinque anni dal decreto Concorrenza, reti e catene in Italia hanno ancora numeri contenuti in termini di affiliazione, con network “strong” e “light”. Ma i primi segni di maturità e consolidamento portano a una maggiore e migliore proposizione in termini di servizi e identità di brand. Ne abbiamo parlato con Francesco Cavone, Head of Integrated Analytics di IQVIA.

A cinque anni dal decreto Concorrenza, reti e catene in Italia hanno ancora numeri contenuti in termini di affiliazione, con network “strong” e “light”. Ma i primi segni di maturità e consolidamento portano a una maggiore e migliore proposizione in termini di servizi e identità di brand. Ne abbiamo parlato con Francesco Cavone, Head of Integrated Analytics di IQVIA

L’AGGREGAZIONE DELLE FARMACIE ATTRAVERSO L’AFFILIAZIONE A RETI E NETWORK CONTINUA: QUAL È LA FOTOGRAFIA DEL PANORAMA ITALIANO?

Da diverso tempo grandi gruppi, italiani e stranieri, stanno acquistando farmacie in Italia, soprattutto al Nord. Ma mentre negli altri Paesi europei il fenomeno delle catene di farmacie è molto consolidato, in Italia la sua diffusione è relativamente recente. Motore del cambiamento è stata infatti l’entrata in vigore del cosiddetto Ddl Concorrenza (agosto 2017), una riforma che ha sostituto il limite delle quattro licenze per titolare, con la possibilità per le società di capitale di ottenere la licenza e controllare fino al 20 per cento delle farmacie di una Regione (pur con l’obbligo della gestione del punto vendita assegnata a un farmacista). C’erano grandi aspettative per un processo di consolidamento dei network in un nuovo modello di mercato in tempi relativamente brevi. A distanza di oltre cinque anni, i numeri ci descrivono una realtà diversa.

POSSIAMO DEFINIRE UN TREND PER QUANTO RIGUARDA LA PREDILEZIONE DI NETWORK STRONG E LIGHT DA PARTE DELLE DIVERSE TIPOLOGIE DI FARMACIE ITALIANE?

Secondo i dati di IQVIA, le catene di farmacie si dividono in due macrogruppi: le catene reali, cioè quelle in mano alle società di capitali, e i network o catene virtuali, cioè affiliazioni tra farmacie spesso in forma di cooperativa. IQVIA stima che le farmacie in catene reali siano circa il 6 per cento, ossia circa 1.000 punti vendita, e che le catene virtuali siano circa l’11 per cento, ossia poco più di 2.000 punti vendita. A livello nazionale la quota di fatturato sviluppata dall’insieme di questi gruppi è di circa il 18 per cento. Per capire meglio questi dati credo sia importante precisare che le catene virtuali comprendono aggregazioni sia in “network strong” sia in “network light”. Le prime sono costituite da farmacisti che credono nell’obiettivo della rete, che ne seguono le strategie commerciali e di acquisto e che sono disposti a farsi riconoscere tramite l’insegna del gruppo. Viceversa un “network light” è costituito da farmacisti indipendenti che aderiscono in maniera estemporanea e prevalentemente guidati da decisioni legate allo sconto. Oggi il numero di farmacisti che si dichiarano associati a network è superiore a 6.500, ma possiamo ragionevolmente dire che solo poco più di 2.000 possono considerarsi associati a network in forma “strong”. Ed è comunque una stima in eccesso.

C’È CHI PARLA DI UNA PRIMA FASE DI MATURITÀ DELL’AGGREGAZIONE DELLE FARMACIE DI COMUNITÀ: RETI E NETWORK STAREBBERO PUNTANDO RELATIVAMENTE MENO SULL’AUMENTO DI AFFILIATI E PIÙ SULL’OTTIMIZZAZIONE DEI SERVIZI CHE ESSI POSSONO EROGARE AI CLIENTI. LEI CHE NE PENSA?

Dopo un periodo di investimenti nell’acquisto di farmacie e il raggiungimento di numeriche importanti, credo sia ormai prossimo il momento in cui devono seguire azioni concrete di consolidamento delle catene, che dovranno concretizzarsi con una crescita di fatturato, credibilità e riconoscibilità del brand.

UN’ULTIMA BATTUTA SULL’ONLINE, CANALE DI COMUNICAZIONE E VENDITA CHE SPESSO RIESCE A ESSERE SFRUTTATO AL MEGLIO SOLO CON KNOW-HOW ED EXPERTISE PECULIARI MESSI A DISPOSIZIONE DA RETI E NETWORK. COME PROCEDE QUESTO BUSINESS PER LE FARMACIE ITALIANE?

Il canale online cresce di anno in anno, ma è sempre più evidente che continuare solo a far leva sul prezzo non è una scelta strategica. I network hanno sicuramente una maggiore propensione e capacità di investimento nei servizi e quindi anche nell’online come vetrina del brand, spazio utile per l’industria e supporto ai cittadini. Oggi le farmacie che hanno chiesto autorizzazione alla vendita online sono oltre 1.400, ma escludendo i siti non attivi e quelli che vendono solo pochi pezzi, il fatturato del canale è concentrato in pochi grandi soggetti, in maggioranza “non farmacisti di territorio” che hanno costruito il loro business nel web. In realtà, anche se i ricavi della farmacia online crescono a doppia cifra, sono ancora piccoli rispetto alla farmacia fisica che, per quanto riguarda i soli prodotti commerciali, hanno fatturato 11,4 miliardi di euro nel 2022. Si tratta quindi di una quota minoritaria rispetto al totale mercato (circa il 6 per cento), ma l’e-commerce è un servizio che il consumatore sta chiedendo in maniera sempre più decisa e i cui numeri sono in crescita.